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Alberi maestri

Gli alberi sono dei bravi maestri!
Questo è il motivo per cui ho una chioma cespugliosa in testa!
Per sentirmi più albero.

A me non hanno mai detto: “Oh, quanto sei alto!”
Piuttosto mi dicono: “Uh, quanto sei albero!”
E mi va bene così. È il più grande dei compimenti, secondo me.
Sono un albero che cammina.

Gli alberi sono intelligenti.
Hanno capito che il silenzio è un dono straordinario.
Con i colori dei loro fiori attirano animali e insetti. E grazie a loro fanno viaggiare i semi.
Chi ha detto che gli alberi non viaggiano?

Gli alberi si intrecciano e si abbracciano.

Gli alberi sono miliardi. Molto più degli uomini.

Una volta, in un piccolo paese calabrese, un impiegato del Municipio che doveva fare un censimento ha bussato alla porta della signora Adelina.
“Buongiorno, sto facendo un’indagine, mi può dire di quante unità è composta la sua famiglia ?” le chiese.
“Diciotto” rispose lei, decisa.
L’impiegato sgranò gli occhi.
“Quindi devo segnare che vive con suo marito e sedici figli?”
“Non esageriamo” sorrise Adelina arrossendo.
“Oltre a mio marito e i miei due figli, c’è il mio cane Zeno, la gatta Ursula e i miei dodici alberi: un pesco, un arancio, un limone, un gelso…”
E andò avanti con quella risposta che sorprese così tanto l’impiegato.
È fatta così Adelina. Per lei, gli abitanti del paese sono più di diecimila, perché conta anche gli alberi e gli animali. E fa bene, secondo me.

Io desidero essere come un albero: questo voglio per il mio futuro.

Vorrei avere la grazia e la poesia di un salice piangente. Che piangendo si nasconde in mezzo alle sue fronde.

Vorrei essere come un corbezzolo.
È un albero sempreverde, ma c’è di più: da maggio a dicembre ci regala in contemporanea fiori e frutti. Nessun albero ne è capace. Fiori, frutti e foglie allo stesso tempo. È come essere ragazzi, adulti e anziani in un colpo solo. L’entusiasmo dei fiori, l’operosità delle foglie, la maturità dei frutti. Osservatelo con attenzione, se vi capita di incontrarlo.

Vorrei essere pungente come un pino. A volte, ce n’è proprio bisogno!

Vorrei essere alto come un platano. Io lo chiamo l’albero giraffa. Perché ha delle macchie tonde su tutto il tronco, così come le giraffe le hanno sul loro collo.

A volte, lo ammetto, sono contorto come un ulivo saraceno.
Ma è una contorsione bella, perché modellata dal vento della vita.

Vorrei essere come l’albicocco, che vuole essere sempre coccolato.

Gli alberi sono geometrici e anarchici, ispiratori!

Gli alberi non sono invidiosi, ambiziosi, presuntuosi.
Al contrario sono generosi!
Chi glielo fa fare a produrre tutto quell’ossigeno?
Potrebbero fermarsi!
Sciopero!
E in pochi istanti non ci sarebbe più vita sulla terra.
Ma questo pensiero non li ha mai sfiorati, vanno avanti, tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti, tutti i secondi.
Ed è in fondo per questo che gli alberi sono maestri e i maestri dovrebbero essere come gli alberi.
Perché i veri maestri non pensano mai: e chi me lo fa fare?
Continuano generosi a credere nella vita e nel futuro.

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