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L’uomo che piantava gli alberi

Uno dei libri che consiglio sempre di leggere è “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono.
Un libro apparentemente piccolo, nel formato e nella lunghezza. Ma è uno di quei libri che, una volta letti, non si dimenticano più. E può cambiare la vita. Perché, con poche parole, è capace di trasmettere un insegnamento di vita semplice, ma di grande poesia.
 
L'uomo che piantava gli alberiSi racconta la storia di Elzéard Bouffier.
Siamo nel 1913. Mentre l’Europa inizia ad essere scombussolata dagli eventi che porteranno alla prima guerra mondiale, lui vive in Provenza, sulle alpi del sud della Francia, in una casetta isolata da tutto il resto. La zona è secca, il posto desolato: pochissime case e una manciata di persone che ci abitano. Lui è davvero uno dei pochi.
Il clima è ostile, ventoso, e gli abitanti sembrano rispecchiare quel clima: sono poco gentili e  chiusi in se stessi.
Sembra che in quel luogo non ci sia spazio per l’umanità e la bellezza.
Ma c’è Elzéard Bouffier.
E cosa fa questo giovane uomo?
Metodicamente, ogni giorno, pianta delle ghiande.
Cento al giorno. Sa già che non nasceranno tutte. Anzi, delle 100 che pianta è fortunato se ne cresceranno 10. Però, se è costante, anche solo dieci alberi al giorno, per un gesto ripetuto per anni e anni, porterà quel luogo desolato a diventare una foresta rigogliosa.
Non sappiamo se Elzéard Bouffier la sogna questa foresta.
Non viene raccontato, questo dettaglio. E probabilmente non lo fa. Non sembra avere le caratteristiche di un sognatore. Ma di un uomo semplice e buono che, spinto da un moto dall’anima, intuisce che in quel momento, in quegli anni di grandi difficoltà e di guerre sanguinose per l’Europa, la cosa giusta da fare è piantare ghiande, che poi sarebbero diventate alberi.
Il mondo delle trincee, fatto di fiamme, combattimenti e morte, non lo riguarda.
Tutti i giorni si alza e pianta ghiande nella terra.
Passano gli anni, i decenni. Arriva anche la seconda guerra mondiale. E nel frattempo, Elzéard Bouffier cosa fa?
Continua a piantare ghiande che diventeranno querce: forti, alte, resistenti.
È un piccolo servizio, un gesto umile e innamorato verso quella terra, quel territorio. Verso la vita.
Cosa accade?
Passati cinquant’anni il paesaggio è cambiato. L’intera regione si è trasformata.
Non c’è più aridità. La terra non è più screpolata e il clima è più fresco. Tra gli alberi scorrono i ruscelli e animali.
La zona si popola di persone, soprattutto giovani coppie con bambini, la gente è più amabile e i rapporti umani distesi, sinceri, fiduciosi verso il futuro.
E tutto grazie a quell’unico uomo, Elzéard Bouffier, e quel gesto apparentemente ripetitivo, noioso, come l’insegnante e gli alunni che ogni giorno vanno a scuola, come il panettiere che ogni giorno inforna il pane.
Viviamo in un’epoca in cui sembra che tutto ciò che conta sia l’exploit, l’evento, la cosa eclatante, esagerata, originale. Il gesto che incendia tutto e illumina tutto. Invece, questo libro insegna che la vita si modifica profondamente grazie al lavoro quotidiano di persone che hanno pensieri positivi. E un’attenzione, un’umiltà e un amore per la vita che non molla mai.
Ma la cosa ancora più sconvolgente di questo breve racconto è che Elzéard Bouffier non si aspetta, alla fine della sua lunga vita, un riconoscimento, una medaglia al valore, una voce su wikipedia, neanche un semplice “grazie”.
Il suo gesto è totalmente gratuito, fatto lontano dai riflettori.
 
Probabilmente, anche se sono passati più di cento anni dal momento in cui Elzéard Bouffier ha iniziato a piantare alberi, questa verità rimane ancora valida: cambia il mondo chi riesce a piantare quotidianamente un albero.
Chi riesce a sostituire l’aridità con il verde.
Chi, con i suoi piccoli gesti, facendo qualcosa che gli piace, irradia chi lo circonda di benefici e felicità. Senza pretendere nulla in cambio.

“Perchè la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio di errore, di fronte a una personalità indimenticabile.”

Uno dei miei libri che risente delle influenze di Jean Giono e dell’uomo che piantava gli alberi è senza dubbio “Storia di una matita. A casa”, il terzo e ultimo libro della trilogia di “Storia di una matita”. Ma anche “Pacunaimba”

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